Nicolò Vignatavan - "Vignatavan attraverso la storia (placca) europea, un'ora di lezione"
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Testo di / Written by: Nicolò Vignatavan
Adeano allo scoccar della doppia cifra,
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Atto 3, parte 2: “Azzurro is the color”
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Atto 3, parte 3: entrando nel secolo breve
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Atto 4, parte 1: “Wal King in the city”
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Atto 4, parte 2: tra le guerre mondiali
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Atto 4, parte 3: l’incontro con il cantautore britannico
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Atto 4, parte 4: l’incontro con il premio Nobel italiano
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Atto 4, parte 5: l’incontro con i grandi atleti americani
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Atto 4, parte 6: dal canale della Manica a via Vigna
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Atto 5: Marte ed il futuro della Terra
VIGNATAVAN ATTRAVERSO LA PLACCA EUROPEA, un'ora di lezione
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Testo di / Written by: Nicolò Vignatavan
Atto 1: dall’Adeano all’età dei
metalli
(Super)eone Adeano - eone Fanerozoico fino
all’età preistorica. Versi liberi. 1mo schema metrico: AA BB -»
Adeano allo scoccar della doppia cifra,
per quel che la mia mente al momento decifra,
sebben che lo scriver alla verità troppo non
offra
e la mia mente al troppo ricordar poi soffra.
Più in là, poi, in archè tanto caro agli
Anassi,
mi chiesi a che pro questi veloci passi…
eran per le prime forme di vita sviluppatesi
tra i massi,
ma vidi un’enorme palla di neve, prima che il
viaggio continuassi.
Tra fiere selvagge, infin fui, giù nel
Fanerozoico,
nella cui terza età ebbi dinnanzi sauridi che
non ti dico,
ma cadde un asteroide, quando pensai d’aver
raggiunto di Creta il lido,
ipotesi di cui, ancor oggi, non mi fido.
Mi ritrovai stremato, a terraferma, in Pangea,
originata da un’antica Vaalle, dopo aver
effettuato l’ardita traversata egea.
Quando fu Eurasia, da sud ci fu una forte
migrazione,
che ancor oggi può servirci da lezione…
poi un’altra ancora, rinnovata nell’intenzione
di esseri umani che la pietra preser in
adozione.
Dal deserto del nord, a Gerico, alla
lavorazione dei metalli come abilità,
infin che le sponde mediterranee furon centro
di ogni attività.
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Atto 2: dall’Antico Egitto alla storia moderna
Età antica
- età medievale - età moderna. Versi liberi. 2ndo schema
metrico: ABABB CDCDD -»
In cielo, Ra, col sole a mezzogiorno sul Nilo,
attirò Giove nel segno del leone,
fondendosi con Amon, che gli chiedette asilo,
come un nucleo che assorbe un proprio muone,
infin che i loro nomi furon uniti in
addizione.
Dall’aldilà la connessione in Giza con le
necropoli,
attraverso le corna di Hathor, oltre i Cesari,
al piede del monte,
intrecciate come i tre fiumi simbolo di una
futura metropoli,
mi diede l’idea che con il nord in
quell’istante vi fu un metaforico ponte,
che abbagliò la luce di Ramses II, ma di cui
Cleopatra oscurò l’orizzonte.
Più tardi il Dio del cielo, dinnanzi
alla vetta dei giochi fece delle isole una macedonia,
in cui l’oscuro poeta ambientò i suoi romanzi
e da cui il Grande fece delle terre del Buddha
colonia,
per poi morir giovane in Babilonia.
Vidi Fidia il maestro abbellire la
città-stato,
le Termopili darle un’alleanza insperata,
Pericle regalarle democrazia,
e i dotti filosofi, dipinti nella scuola
dall’artista tanto acclamato,
del venerando e del solitario evolvere il
pensiero via via,
trasmettendo da maestro a discepolo la dotta
teoria.
Ad est il cugino del re che davanti al piè
veloce
si inginocchiò per il migliore dei suoi cento
figli
diede alla luce il pio che, alla pari
dell’astuto dal sofocleo destino atroce,
approdò a diversi spigolosi scogli
e che gli dei proclamarono fondatore,
annunciandoglielo tra i non svegli.
Poi furon sette come i colli, Tarquini gli
ultimi…
Fu, poi, repubblica, che agli Scipioni riservò
Cartago,
infin che il Divus Iulius ottenne in Europa
poteri massimi,
col numero perfetto, in alleanza ed in parola
mago
e di cui il padre dell’orazione,
anfibolicamente, lodò l’imago.
Il pronipote donò pace, suo genero bellezza,
il maestro del sommo poesia,
ma il neonato impero non rimase integro in
eterno,
minato dall’allievo dello stoico, dall’amante
dei cavalli e dalla sua malattia,
poi l’anarchia militare e le guerre civili
segnarono di quel tempo l’inverno,
prima di Costantino, poi fu declino per mano
dei popoli barbari all’esterno.
Nel frattempo gli insegnamenti del figlio di
Dio d’Israele
si diffusero ad ovest per mano di Paolo e
Luca,
ad est La Mecca diede i natali al profeta di
Allah, ad ogni suo fedele
ed ai primi califfati ch’ebber sorte caduca,
infin che al passaggio omayyade-abbaside la
storia ci conduca.
Prima simbolica, l’arte cristina da romanica
divenne gotica,
tra vetrate e pinnacoli d’oltralpe
e nel bel paese la bellezza fu unica,
in onor del fratel degli animali e della sua
espiazione delle colpe,
del fior fiorentino e della futura madonnina
che guarda l’alpe.
Oltre gli Urali, il più vasto impero si divise
nei quattro Khanati
e l’Orda colorata conquistò la madre della
terra,
raggruppando i territori non allineati…
in Cina la dinastia straniera fu respinta
oltre il muro guerra dopo guerra,
ridimensionando l’uom che il colpo di frusta
da cavallo sferra.
A nord del Mediterraneo, dopo la riunione
europea svolta dal manzoniano,
la creazione di città-porti, città-stato e
croci armate,
a cui partecipò del sommo fiorentino un
antesignano,
l’ombre del periodo buio dall’umanesimo furon
fermate
e le velleità di grandezza di Bisanzio, a
causa di Barbarossa, abbandonate.
Chiare, fresche e dolci acque sentii suonare e
del principe di follia l’elogio,
poi il Magnifico che di liriche l’intera
penisola stava per abbagliare,
quando di scoperte segnò il tempo l’orologio,
sol dopo che il nord di rosso sangue d’Arco e
di rose si dovette abbeverare,
infin che il continente del color della
Rinascita si potè dorare.
Ad est i due portoghesi raggiunsero la doppia
estremità sudafricana,
mirando ai poli dei tre veneziani;
a ponente, Colombo, attraversando l’Oceano,
diede prova d’origin italiana,
ma fu Vespucci, tardo, che diede il nome ai
lidi
americani…
poi il navigator del quinto Carlo col tondo
giro sancì della storia il domani.
Nelle arti il genio universale fu pittore di
mirabili sguardi femminili,
di anatomia e volo innovatore e maestro,
provocando dell’Angel le incomprensioni più
giovanili,
il quale, delle sue forme, Roma ornò con estro
e che con l’urbinate gareggiò per esser del
pennello l’astro.
Studio degli astri al quale ivi diede visione
moderna Copernico,
che opponendosi alla teoria dei cieli esterni
fece del globo rivoluzione e i suoi tempi li
scandì Tico,
mentre l’eroico determinò le pluralità ai
contorni,
poi Keplero i fuochi e Galileo satelliti e
stelle in Via e dintorni.
Ad oriente ecco, ora, che il Terribile raduna
le Russie,
ecco che ai Ming è poco favorevole la Natura
e che di Solimano di splendor vengono esaudite
le bramosie…
qui, invece, le tesi del teologo minano della
Chiesa la struttura
e gli spagnoli con gli aranci e Montezuma
vivono un’aspra rottura…
Le mie orecchie udiron, poi, risuonar quattro
corde
e la mia pelle viver quattro stagioni,
i miei occhi veder figure di medici dal
rapporto col denaro discorde
e poi legger del padre drammaturgo amori e
complicazioni,
ma fu il Caravaggio che più mi stupì, tra
conversioni e crocefissioni.
In quel secolo in letture filosofiche mi
immersi:
dall’etico dall’occhio geometrico caro
all’analitico,
all’empirista dai rapporti con la Ragione
controversi,
fino al francese che delle scienze cartesiane
fu critico,
ma ad Hannover preferii fermarmi, dal maestro
magistrato e logico.
Nel nord Europa mi accecò un sole adolescente,
ma fu risalendo ancora che vissi eventi unici,
dal condottiero che sfidò la monarchia con
metodo avvolgente
fino alle scienze: vidi, dopo Bacone e i suoi
amici,
cader la mela sul capo del Fisico studioso di
gravitazione e sue appendici.
Nel frattempo, gli svedesi, sotto assedio,
persero terreno
e la situazione in Polonia fu contorta;
il Sacro impero con il regno di Prussia uscì
di seno
e a sud del Porto i fenomeni naturali presero
una piega
storta,
ma or ora ecco che, quasi, dal moderno al
contemporaneo la storia ci porta.
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Atto 3, parte 1: dai celebri condottieri al
Romanticismo
Età contemporanea,’700, finale, ingresso
nell’’800. Versi liberi. 3rzo schema metrico: AAA BBB -»
Sulla costa del nuovo mondo il the inglese
andò di traverso;
il beniamino di casa diede ai fulmini inglesi
un rapido cambio di verso
ed il generale fondatore segnò per i suoi un
destino diverso.
Verrà, poi, il mandato del firmatario della
dichiarazione,
anch’egli raffigurato in viso per una futura
generazione,
ma, ecco, che nel mese giulio i cittadini
francesi sviluppano la loro azione.
La declaration des droits de l’homme et du
citoyen fu allora per iscritto,
con il contributo del primo eroe dei due
mondi, or così descritto,
poi, da nord: «Vive Danton, vive Robespierre», alle mie orecchie dritto!
Fu regime, terrore, leggi speciali, ma anche
idealismo sociale,
per poi arrivare alla costituzione di un
direttorio baricentrale,
infin che arrivò lo spirito del mondo a
cavallo e il suo arsenale.
La filosofia, in quei periodi, diede al mondo
le idee più mirabili,
sistematizzate dal tedesco dai pensieri
inarrivabili,
anticipato da Critiche dall’odierno lembo
russo, per valore accostabili.
In Francia, parole come dizionario ed
enciclopedia divenner punti cardinali,
per indirizzare i vapori europei e dare ad
operai spilli, a mongolfiere ali,
a drammaturghi dolori, a compositor suono ai
flauti, a chimici idee speciali.
In larga scala, fu questo un secolo
d’avventure,
di scoperte nelle estremità occidentali delle
estese pianure
e a nord, dove un evangelista rese le notti
men scure.
Più a est, la mascolinità al potere lasciò
spazio al gentil sesso,
da Maria Teresa all’imperatrice russa,
subentrata al marito e al suo decesso
e nell’oltralpe del lusso alla ghigliottina
genuflesso.
A quel punto, ecco che, munito di Codice,
Napoleone incoronato,
dal bagliore delle spiagge accecato,
ripiegò in terra ceca, convinto che il lembo
orientale avesse afferrato.
Ma lo spettro dell’eroe dal mal di mare dalla
sua mente non tolse le tende,
quando, primo tra i senza baffi, dalla Madre
prese sgridate tremende,
come un figlio infreddolito che, espulso da
casa, la cena
attende.
Voyna i mir, takim obrazom etot period byla
opredelena Lev Tolstoj,
guerra che condusse alla rovina dei francesi
suoi:
un’Elba divenuta tramonto inglese che scortò
l’Europa ai viennesi corridoi.
Nel sud delle Americhe, gli spagnoli furon,
ormai indeboliti,
dai gritos de independencia e de dolores
definitivamente storditi,
‘chè il Bolivar el hombre de America divenne,
per i suoi enormi contributi.
Ma è in Italia che a breve mi fermai,
a contemplare il Risorgimento torinese e quel
Milanese, non di meno, assai,
scendendo da nord, dopo i belgi festeggiamenti
con bandiere e calamai.
Una giovine Italia si muoveva a gattoni dal
basso verso l’unità
e l’eroe dei due mondi, per un’azione futura,
aumentava la sua popolarità,
per la quale colò bronzo da New York a Genova
per un’eterna immortalità.
Corna, spada e tavolozza, religione a teatro:
queste furon, per il futuro liceale, le armi
morali in baricentro
e di una speranza nazionale il sangue e
l’inchiostro.
«O Europa quarantottina, cardine dei moti a
luogo,
che per la libertà i restauratori misi al
giogo,
in lombardia, in cinque giornate, nell’odierno
capoluogo,
un secolo dopo riproponi lo stesso scenario
per la borghesia od il capitale?
nel raro giorno in cui la Pasqua muove, dopo
il primo plenilunio stagionale,
quando le forze USA fermarono la nostra
nefasta deriva connazionale.»
Forze atlantiste indebolite da una guerra
fratricida
iniziata quando il bel paese si radunò sotto
una sol guida,
guerra per cui la questione della schiavitù
rappresentò la più grande sfida.
L’oratore, padre di molti, proclamò
l’emancipazione dai padroni,
nel mezzo di aspirazioni di secessione e colpi
di cannoni,
ma fu un Brutale colpo di pistola a fargli
rassegnare dalla vita le dimissioni.
Il problema delle colonie, più che in ogni
altro periodo storico,
fu allor centrale, lungo l’intera crosta
terrestre, in modo cronico:
un imperialismo espansivo sul mondo come nel
torace il gettito sistolico.
La Bretagna divenne grande e vittoriosa, in
India e dominions, per tempo,
grazie alla trisavola della seconda
Elisabetta, in ogni
campo
e quando il quinto Giorgio ad altri imperi per
estension non lasciò scampo.
Se gli inglesi dei coloni fecer cittadini,
gli spagnoli della casa di Dio voller farli
inquilini,
‘chè sol di Filippo II e del nipote la vedova
i nomi iberici ebber nei destini.
Il gallo al porto rimase senza ossigeno,
colpito al polmone da una pietra,
poco prima che i francesi furon a sud di
Tunisi, dove la terra ferma arretra
e più in là fin nel Morocco, dove Ulisse e i
suoi frati ebber sorte tetra.
In filosofia il caldo verdeoro lasciò spazio
al freddo esistenzialista, soggetto del
femminil screzio,
anticipato dal padre dei poeti tedeschi e dal
suo giovanil strazio.
Sempre in terra teutonica apparve, poi, il
famoso Carlo,
che, scomparso l’ideale, non in ciel, ma in
terra decise di cercarlo
e con il Manifesto si propose, infin, di
realizzarlo.
Scritti d’alta politica, ma or pure
popolari:
tre opere che i componimenti italiani resero
al mondo tanto cari,
spartiti usciti dalla penna del maestro del
Conservatorio e dai suoi breviari.
“Libiamo ne’ lieti calici, che la bellezza
infiora”
riecheggerà fin a Modena e nei lidi greci, ancora
per figlio d’oronero che d’isole Di Capr’e
Montecristo tr’ossa creò dimora.
Il pentagramma scandì, tempo prima, la vita di
Donizetti,
poi, quella dell’acconciatore di barba e
baffetti
e quella del viennese della cui sordità son
scure le cause ma certi gli effetti.
Ecco, allor, che nella scena irruppe, al
galoppo, Dioniso,
portatore di un tema nordico-medievale al
tempo inviso
che lasciò l’amico filosofo estasiato e
contrariato e l’apparato critico diviso.
Estasi cruccio di un pensatore
rilevante in questi passaggi, d’Occidente
accusatore,
e del metodo per il tragitto dalla volontà
leopardiana al Nirvana ideatore.
Umiltà e buona volontà il destino riservò ai
personaggi di quei tempi,
dal lago di Como, fin oltre Manica, in
fabbrica tra gli stampi
e, poi, nel sottosuolo russo, dove
l’autocoscienza ebbe risvolti più ampi.
Nel nuovo mondo, poetica e prosa, come del DNA
le eliche
si alternarono in un’avventura, tra fiumi,
mari e nature idilliache,
tant’è ch’anch’io mi cimentai, in onor
dell’universo, a mo’ di dediche.
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Atto 3, parte 2: “Azzurro is the color”
Età contemporanea,‘800. Versi liberi. 3rzo
schema metrico: AAA BBB -»
Cielo
azzurro: Running along this green meadow
embraces
me a light blue sky, world window...
my
deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s);
lucid
mind, eyes on the horizon, fast pace...
my
feet in contact with the earth, with dew my face,
from
old to new world, I’ll show you the best place.
But,
now, a music resounds in the distance...
harp
strings are stretched and some girls do a dance
following
their rhythm and frequence.
Running
along this green
meadow
embraces
me a light blue sky, world window...
my
deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s).
Azzurro
is the color, background for the future rainbow;
the
storm is over, even the snow.
Soon
the bell will sound and will begin the show.
From
an atom to Shapley supercluster,
to
Paradise through Hell center,
our
way will no longer be gray and bitter.
A
ball, now, quickly rolls on the field...
the
Sagittarius arrow indicates me the direction over the peaks cold;
it
will rise over there, where hope will turn the metal into gold.
Running
along this green meadow
embraces
me a light blue sky, world window...
my
deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s).
/----------/
Atto 3, parte 3: entrando nel secolo breve
Età contemporanea,’800, finale. Versi liberi.
3rzo schema metrico: AAA BBB -»
Impressioni, al levar del sole, da me
percepite in quel momento,
le stesse che mossero i polsi ed indirizzarono
il parigino accento,
tra profumi di fiori, veleni ed un antico
abbigliamento.
Fugitif
en France, Je me ai fait
voyant,
grace
à mon ami poète et a son enseignement,
dans un train avec des poches cassées à la
gare fermant.
Tra vocazione e conflitto spirituale,
il nord Europa si raffigurò nel pittor dal
taglio d’orizzonte non accidentale,
tra grano e corvi...e nel norvegese
dell’illusione sociale.
Allor nel mar del secolo breve il fiume della
vita
mi volle trasportar senza guida assistita,
ma io nuotai e ne uscii, finchè la mia
richiesta fu esaudita:
non più la draisina o la locomotiva,
bensì una moto ed infin un’autovettura di
tedesca inventiva,
per sfrecciare nella luminosa notte di lavoro
estiva.
Che l’ultimo girone di secolo compiuto
fu, in scala, un terremoto per l’umana specie,
in termine es-soluto,
all’imbocco me lo sussurrò un italiano,
temendone l’accaduto
e, ancor prima, il naturalista britannico,
teorico dello scontro tra distinte nature che
ormai pareva antico
e che, dopo le cancellerie di ferro, fu causa
di conflitto bellico.
Dopo aver letto aforismi di selvatica
potenza,
ora un canto risveglia la mia penna da tempo
in quiescenza
e così scrivo, dopo aver fatto del donnaiolo
conoscenza.
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Atto 4, parte 1: “Wal King in the city”
Età contemporanea, inizio‘900. Versi
liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»
I
walk the city, between a rain of questions and a fog of answers...
an
electron gone crazy on the ring like a gangster,
running
away from the historical center and its archers,
«You’ll get over it!»: to the policeman observer.
I
dive right into town harder than Ed’s ten thousand rocks,
but,
now, race is suspended: smog makes negative the feedback.
Here,
the eulogy of Pindar is contrary: a twisted flashback...
Transition
from ultraviolet to infrared makes me sick.
I
walk the city, between a rain of questions and a fog of answers...
I
walk the city, between a crossroad of flames and a couple of firefighters,
who
are working between a rain of questions and a fog of answers,
running
away from the historical center and its supermarkers.
A
simple countryside background turns into a more complex
city,
like
a flute that becomes clarinet and then oboe at the university,
a
low blow to the golden age of society,
Trampled
by individualism and notoriety.
I
dive right into town faster than sound of sirens;
a
meaning becomes significant in pars destruens.
I
dive right into the river of city faster than the sword of a discens:
an
homo sapiens, who, drowning, becomes an homo sapiens-sapiens.
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Atto 4, parte 2: tra le guerre mondiali
Età contemporanea,‘900, prima metà. Versi
liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»
Salutato Prufrock, ben presto la sfera della
stilo
si trasformò in pallottola serba ed in un
rovescio francese d’aereo profilo,
che sfociò nel conflitto tra galli e germani,
che nelle verdi terre trovò asilo
e nella dipartita ad est dei russi, che
dell’intera trama mi fece perdere il filo.
Un treno elvetico riportò in patria il padre
bolscevico,
che quand’in ciel l’ariete al tor da spazio,
le tesi pubblicò contro il nemico
e, quando autunno arrivò, la rivoluzione prese
un poter che non vi dico,
riorganizzando, in toto, l’apparato
dell’ultimo Zar e del suo ideale antico.
L’internazionalista ecco che su tela bianca
colora di rosso,
ma in litorussia si sancisce la segmentazione
degli stati a lui ridosso
e, seguentemente, si troverà ad affrontare il
più alto dosso:
la rivoluzione permanente cederà in un sol
paese al socialismo ortodosso.
L’ingresso nel conflitto dei soldati con
stelle e strisce sul petto
lasciò presagire per gli imperi centrali un
Caporetto,
divenuto certezza quando gli ottomani sfidaron
Lorenzo e il suo gruppetto
e i sovranismi nazionali, infin, fecero alla
vecchia alleanza gran dispetto.
Dai colori di Weimar al braccio teso ariano il
passo ora è breve,
breve come, nel frattempo, la vita del poeta
russo dalle lunghe leve,
che infin perdona il collega che troppa vodka
beve,
quando da dodici amici un sol rimase a cui dar
ultime parol di massa greve.
Quest’ultima, con la “M”
maiuscola,
fu tanto cara alla mente tedesca di cui, oggi,
il gran valor ancor si calcola
alla ricerca di un ponte per il raggiungimento
di una stella,
che lo Spazio tra due Tempi ancora ostacola.
Rimanendo nel settore, allor tra le figure
geometriche la sfera prese piede,
dal cuoio d’India ai piedi degli zebrati
alunni che sott’alpi han la sede
e, poi, si scoprirà un Pozzo di scienza
calcistica, dopo’l Vate, d’alpina fede
che con Meazza, per il doppio oro, al tavolo
dei record, or ora, siede.
Ad est, al contrario, la sfera fu in quel
periodo
un sol levante che mise a nudo conflitti
pesanti oltremodo
in Manciuria e lungo il suo confine scomodo,
la cui occupazion futura inserì nella storia
orientale il più profondo chiodo.
Gli Stati Uniti cedettero ad una devastante
depressione,
che di scovar l’uom dalla grossa testa fu,
forse, l’occasione
e per cui l’architetto organico propose per
l’edilizia una sostenibil visione,
ma ora ecco che il globo si prepara ad un
tempo di tremenda distruzione.
Fermi tutti! Con voi che leggete ed udite devo
esser franco:
questa è la pagina più nera della storia che
sta a noi a fianco,
tra fissioni d’atom e deportazioni, anche se
nel ricordar son triste e stanco
devo narrarne, com’alber fiorito, che non può
nasconder il marcio tronco.
Il governo tedesco con in mano una Molotov
mirò la Polonia
ed il lampo oltre Maginot fu per i nemici una
bieca epifania,
poco prima che’l duce fondatore dell’impero
gettò gli italiani nell’insonnia,
ma ecco che ad est le intenzion si rivolgono,
per malinconia di monotonia.
Sì, marcian i soldati...sì, marcian verso il
fronte...
sì, marcian i soldati...prim l’elmetto, poi’l
berretto sulla fronte,
per affrontare il freddo grado che con
l’Europa fa ponte,
ma lor aspetta la sconfitta, sotto la statua
alta come un monte.
Lo scenario allor mutò, tra liberazione e
resistenza:
De Gaulle e Churchill, nell’ora più buia,
regalaron una nuova adolescenza
all’Europa allorchè il terzo Reich bruciò
l’ultime volontà di potenza,
infin che il bunker fu scenario dell’ultima
violenza.
Violenza che fu nipponica nelle isole a
levante,
che fece piegare il capo di mezzo oriente e a
Berlino del figlio volante,
che, via mare, cinquantasei volte penetrò e fu
respinta, barcollante,
che venne sedata da un abbagliante bagliore
accecante...
Alla sbarra siedon ora, mani giunte, sguardi
in croce,
alla sbarra siedon ora, si sussurra a bassa
voce...
uno in fondo, lungo e chino, sul suo viso un
riso atroce,
vola basso...a breve vita del veleno lo
conduce.
Non violenza or mi conduce verso il golfo del
Bengala;
voci inglesi che mi dicon: «Per le caste lunga scala!»,
ma ecco la grande anima, che agli attivisti
farà scuola:
l’indipendenza tanto invoca e poi l’ottien e
l’ultimo respir esala.
«E’ là il traguardo, compagno», allor sentii, «l’ultimo forte respiro!»
Le mie montagne davanti, qui il Calamaio e la
biro,
la Costituzione più bella del mondo che ancor
oggi ammiro
e una bottiglia d’acqua in cui scioglier i
partiti, tra Tour e Giro.
Il gesto meritava una medaglia di Coubertin
alla pari di Monti
e del maratoneta cecoslovacco che, pian piano,
ai freddi orizzonti,
così come il dolce pugile, condusse i vecchi
record sul viale dei tramonti...
quest’ultimo Hemingway ammirò, prima
dell’addio alle armi dei racconti.
Ma or ecco che soffia un nuovo vento europeo,
degli Schuman, degli Adenauer, che dell’ideale
furon l’apogeo,
che oggi par tenue e minuto, come sul viso di
una vecchia amata un neo
e che pare dormir tra le braccia del fratello
di Morfeo.
Che dir poi di quel che accadde a Cuba,
dove l’uom fedel al comune e alla barba
pronunciò la famosa sillaba,
finchè della fredda guerra mezzogiorno diven
l’alba
e, in seguito, di mezzi a due ruote fu
collezionista,
come di Vittorie italiane d’Oscar il cineasta,
e di vittorie pur d’amore Marlo Antonio,
l’anticonformista,
che, infin, dell’apocalisse diverrà
protagonista.
/----------/
Atto 4, parte 3: l’incontro con il cantautore britannico
Età contemporanea,‘900, anni 60. Versi liberi,
endecasillabi, settenari. 4rto schema metrico: AAAA BBBB-»
Quando metà del cerchio ebbi percorso,
che, da tempo, in musicalità più non ero
incorso,
tra le rocce rotolanti alto uom vidi dalla
popolarità rincorso,
che parea dalia bianca invernale, con la
chitarra sul torso.
Elvis lo chiamavano e accanto a lui siedeva di
Liverpool il cantautore,
dai tondi occhiali e d’Oriente adoratore.
Quest’ultimo mi si avvicinò e così
parlò: «Io voglio esserti
anticipatore
della sorte di questo decennio, poichè del
dubbio mi pari abitatore.
In lingua inglese or ti parlo e canto:
la mia lingua, che in madrepatria per la prosa
fu del mondo incanto,
che ben presto in slang trasmutò, nel nuovo
mondo, per trapianto
che ora in Vietnam vuol imporsi, motivo per
cui vedi sul mio viso il pianto.
Verrà un tempo in cui il dollaro allo spazio
e non più alle bombe presterà servizio:
dell’irlandese sarà la redenzione e delle
missioni lunari
l’inizio,
com’Ammasso che si espande, abbandonando dei
Vuoti il vizio.
Ma non sol la guerra, che d’Alì e da qui echi
produce
e che al cacciator ed al supremo pugile ferite
induce...
ora oltre Europa anche un muro, che la
collaborazione riduce
e che, non distante, al sacrificio con il
fuoco un giovane conduce!»
Allontanatosi, col piede perno,
(qui in endecasillabi lo esterno)
questo mi ricordò l’ancor odierno
verde record e il re del calcio eterno.
Dieci sillabe e l’accento, in onor del numero
sulla sua maglia
e delle dieci centinaia di gol, di quella
soglia...
or però torno al verso plurisillabo, a questa
taglia,
che di contenuti e prosa e non di metrica
questa storia sarà figlia.
Sol qui faccio eccezione,
(settenario in azione)
per i settanta, entrandone,
per codesta frazione.
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Atto 4, parte 4: l’incontro con il premio Nobel italiano
Età contemporanea,‘900, anni 70. Versi liberi.
4rto schema metrico: AAAA BBBB -»
Ecco gli anni settanta, tra dritti e rovesci
dello svedese
che l’ultima coppa alzerà a braccia
distese
l’anno in cui i suoi colori faran paura alle
difese,
per la prima volta sul petto del Pibe de Oro,
nel suo paese...
«Tu che di cloro e sciolina, di ossigeno e
Mercuryo,
dei record di Spitz e Stenmark, per lor
ricordo augurio,
or, in questi anni scrivi, affinchè non
diventi spurio,
in verso libero, com’io faccio, contro il
poetar serio,
non ti dimenticar della riviera tua, dei
gialli limoni, degli specchi d’acqua!
Io di Zena sono originario, là dove obliqua
la costa diventa e prosegue, al mar propinqua,
fino ai lidi ove la schiuma le lacrime del
Foscol ancor risciacqua.»
Così il poeta mi fermò, in questo modo
argomentando
e, vedendomi assorto, continuò, quasi cantando:
«La Liguria nostra, rammenta» e il tono aulico si fece da
blando,
«l’Italia e l’Europa andran fin al tuo secolo
via via ammirando,
per fama di santi e ancor più di
cantautori,
di sale, di mare, di rivi, di Cogo e i suoi
colori.
Ma il premio mio lor non avranno, sebben
creditori,
per l’union di musica a parole, per error
degli svedesi senatori.»
Finito di parlare si adombrò, tra pini
marittimi,
così come finì il settimo decennio, in pochi
attimi,
così irripetibili, così sublimi,
veloci come i morsi del cannibale, tra colli
altissimi.
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Atto 4, parte 5: l’incontro con i grandi atleti americani
Età contemporanea,‘900, anni 80. Versi liberi.
4rto schema metrico: AAAA BBBB -»
Di Bene in meglio, in onor della macchina
attoriale,
io, con i sensi amplificati, in maniera
accidentale,
da lontano allora scorsi, al fondo di strada
rurale
all’orizzonte due atleti volare, che parean
muniti d’ale.
L’un volgeva il capo al cielo, l’altro
l’asfalto radeva:
tanto più uno con il braccio creava leva,
tanto più l’altro veloce correva,
‘chè, Magicamente, dei vari record più nulla
rimaneva.
Come vento di tornado d’Alabama,
del secondo, in un baleno, ebbi davanti la
sagoma,
velocemente, come desiderio di parlare chiama
chi di dar notizia ha particolare brama.
«In questi anni», cominciò, «di cento metri in cento metri
mi presentai alla partenza ed ai suoi
nastri...
l’or per me fu fuso a litri
e la storia dello sport mi collocò nei suoi
registri.
Un giorno, poi, di velocità umana
il limite superai, tanto che il ghepardo
d’origin africana
e il suo scettro non furon più alla lontana.
Ma com’io credo, o anima italiana,
se tu sei del nuovo millenio, saprai
che di me arrivò un uomo più veloce assai:
un fulmine così giallo non fu visto mai!
Ma ora devo andare, spero mi perdonerai...»
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Atto 4, parte 6: dal canale della Manica a via Vigna
Età contemporanea,‘900, ingresso negli anni
90. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»
Salutato l’amico, in moonwalk raggiunsi
il nord del continente mio, quasi ad occhi
chiusi...
lì lessi i titoli dei giornali
diffusi
che dicevano: “Primo ministro donna per gli
inglesi!”
Allor fu liberismo, che alla parola
sostituì il fatto e che della ripresa la
strada calcola.
Esso, come prete, celebrò il matrimonio a mo’
di festicciola
con l’Hollywood americana e la sua stella.
Infine subentrò il Segretario russo,
che dei predecessori e del successor discusso
non sol per desinenza fu diverso,
ma per esser stato origin del deflusso.
Nel novantuno, durante il decimo mese,
a cavallo del caso lituano e delle pretese
d’indipendenza, per le relazioni tese
le dimissioni rassegnò nel suo paese.
In quel mese, il primo giorno, nacque il bimbo
che c’è in me,
nella città che Piace per architettura e buon
costume,
Primogenita, tra le figlie del reame,
dove il Po, curvando, crea svariate forme.
Giove mi munì di freccia e di raggi il Sol e
la sua
criniera,
poichè il prim respiro esalai di sera...
crebbi, poi, nel ciriacese, dove la stagione
fredda è più severa,
nella via da cui prendo il cognome, che l’antico
mezzo onora.
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Atto 5: Marte ed il futuro della Terra
III millennio - età futura. Versi
endecasillabi. 5nto schema metrico: AA BB -»
Or al termine la storia conduce:
poichè per ragione di tempo truce
l’esposizione orale si riduce
ad un’ora, in favor di vostra pace.
In pari sillabe ora preferisco
ivi trasmutare il racconto, al tacco.
D’Iraq e d’Israele, qui, sorvolo
e, quindi, dell’americano ruolo.
Di Phelps, di Totti, di Brady, ricordo
poichè per loro mostro gran riguardo.
Ma, avanti, il ciel, ora, gli umani scrutano:
i grattacieli s’alzan piano piano
dagli Emirati, all’Arabia, fin a Tokyo,
fino ad un miglio, quasi a sfidar Dio...
Infine di Maschera ci
orneremo,
sfidando il rosso Marte, questo
temo...
e da un supercontinente ad un
altro,
l’obiettivo, là, sarà salvarsi, entro
l’assorbimento nel Sol della
Terra,
allor dal conseguente effetto serra.
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FINE - THE END
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